Deficit
Credendo vi sia un modo giusto di essere, comunicare, percepire, relazionarsi… e uno difettoso, per tutta la vita gli autistici vengono sollecitati in vari modi a conformarsi ad un mondo per loro troppo spesso incomprensibile.
Siamo noi a dover metterci in discussione sempre e comunque, in quanto deficitari, non conformi.
La cultura nella quale siamo immersi, segna confini netti tra ciò che viene considerato “sano“ e ciò che viene giudicato “insano“, elevando la normalità a valore positivo da perseguire.
Doversi conformare sempre e comunque, a questo “ideale” nei fatti inesistente, fa sentire tremendamente sbagliati.
Se un bradipo, vivesse in un mondo di pinguini, gli verrebbe diagnosticato un deficit di pinguinità. Quando invece è solo un bradipo in mezzo ai pinguini. E se un pinguino di contro, si ritrovasse in mezzo ai bradipi, si invertirebbero le parti.

Ma non c’è nulla di sbagliato nei bradipi come non c’è nulla di sbagliato nei pinguini.
È sempre più evidente quanto il modo in cui viene raccontato l’autismo, non solo da noi che lo viviamo, ma anche da genitori e clinici, sia fondamentale. Perché da tutti questi racconti dipende la concezione di autismo che nel tempo si radica nell’immaginario collettivo. Se pensiamo sia un deficit, ci sentiremo deficitari e percepiremo deficit anche nelle differenze. Se pensiamo sia una condanna, ci sentiremo condannati, disperati, senza speranza.
In seguito all’ennesima notizia di un genitore che uccide il proprio figlio, solo per il semplice sospetto che questo possa essere autistico, tutta l’importanza del COME viene percepito l’autismo dalle persone, si manifesta in tutta la sua potenza. Non ho voluto leggere quasi nulla in merito, perché notizie come questa sono sempre un pugno in pieno stomaco, ma anche perché leggo troppe persone che giustificano. TROPPE.
Troppe persone, si sentono condannate, disperate, senza speranza. E in questo vengono supportate, dal racconto imperante dell’autismo che oscilla tra lo stereotipo del piccolo angelo, quello delle “persone speciali”, dotate di bontà o abilità quasi sovrumane e la condanna senza appello di una prigione senza vie d’uscita. Questo è il modo in cui è stato raccontato l’autismo e questo farebbe paura a chiunque.
Ma non vi può essere alcuna giustificazione per un atto del genere, non può essere scusato, non possono essere considerate delle attenuanti, è MOSTRUOSO E BASTA! E vorrei leggere meno gente che li capisce e giustifica.
Per quanto ci si possa immaginare un figlio, questo è e sarà sempre una persona a sé, non è detto risponda alle nostre aspettative. Anche se dovesse essere neurotipico.
L’autismo va compreso, e accettato, non combattuto. Tutti i tentativi fatti verso la normalizzazione, non restituiranno la persona “intrappolata” dentro la famosa bolla. Per quanti miglioramenti o traguardi raggiunti, anche grazie ad interventi educativi (ove ve ne sia bisogno), AUTISTICI SI RIMANE SEMPRE! L’obiettivo dovrebbe essere quello di perseguire la felicità delle persone (TUTTE), e questo si fa solo se facciamo lo sforzo di comprenderci gli uni con gli altri.
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