Di ponti crollati e salti
Davanti ad uno strappo, mi ritrovo per giorni ad analizzare tutto quello che è andato storto, ipotizzandone motivazioni e conseguenze. Guardando le mie colpe, se ce ne sono, non facendomi sconti. Trovando possibili soluzioni, provando a rimediare.
Ma a volte rimediare, significa attaccare le macerie con lo scotch. E ce ne sono già troppe di cose che si reggono con lo sputo, destinate a venir giù al primo alito di vento.
Il bisogno di darsi una spiegazione rimane. E come sempre, se una cosa non riesco a spiegarmela in tutte le sue più profonde motivazioni, ho difficoltà ad accettarla e lasciarla andare. Capire il perché, comprendere quello che sta dietro alle cose, ai comportamenti… lo faccio fin dall’asilo. Quando ad ogni mio più piccolo atteggiamento, seguivano reazioni stranite a sottolineare che avevo sbagliato ancora una volta.
Ti ritrovi ad affondare in un mare di perché.
In questo mare mi ci ritrovo spesso impantanata. Non sempre è facile da accettare, è dura sentirsi incomunicabili una volta di più, trovandosi ancora a chiedersi il perché. A domandarsi:
Cosa ho sbagliato?
Capita purtroppo, che intentə a costruirli, i ponti ti crollino sotto ai piedi. E se devi andare avanti, ed in mezzo ci sta un mare di perché, o prendi una bella rincorsa e ti dai lo slancio per andare oltre, o se hai le braccia di burro ti ritrovi in equilibrio precario. Scivoli e vai giù, sempre più giù. Anche un alito di vento, può rivelarsi provvidenziale per sbilanciarsi nella direzione giusta e ritrovarsi al sicuro sull’altra sponda. Risparmiandoti giorni e giorni di autoflagellazione.
Ringrazio tutti coloro i quali in questi giorni sono stati il mio alito di vento, contribuendo a dare una risposta ai miei tanti perché.
Che ne siate coscienti o meno, grazie.
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