I saluti mi mettono ansia
Non è un automatismo naturale, ma qualcosa che ho imparato a fare. Qualcosa che andava fatta secondo certe regole strane che non capivo e se non le mettevo in pratica esattamente a quel modo, non andava bene e ti facevano sentire in colpa.
- Si da la mano in un certo modo, come diceva lo zio Mommo: “la mano si deve stringere forte, se no è brutto! Chi è stu pisci lavatu?!”
- Devi guardare negli occhi mentre lo fai, altrimenti “hai certamente qualcosa da nascondere”.
- Negli anni ho imparato, che invece di dire “buongiorno”, si può variare con “salve” e quando vai via con “arrivederci” che non è il caso di usare in certi frangenti poco piacevoli.
- Alla nonna si da il bacetto perché altrimenti si offende
- Agli estranei puoi anche non dare il bacetto (ma qua si baciano tutti!)
- Alle persone più grandi di te, si da del lei.
- …
…
Tutte le volte, non è automatico e partono le mani tra i capelli, lo scroll sul telefonino, gli occhi puntati a terra…
Per questo negli anni ho affinato una personale geografia delle vie secondarie, così da non incontrare nessuno durante le rare uscite. Considerando la mia età, dovrebbe ormai risultarmi naturale mettere in atto certe convenzioni.
No, non lo è! Perché ancora oggi non hanno un senso e se non hanno un senso, non potranno mai risultare di naturale applicazione e diventare automatismi.
O forse si? Ve lo dico fra una decina d’anni.

[descrizione vignetta. Bradipo in casa con cartello. Sopra c’è scritto: “Per me va bene se ci salutiamo da lontano anche dopo che sarà passato tutto”]
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