Io non rimando, procrastino forte
Quando inizio una cosa, tutto deve essere “in un certo modo”. Devono esserci le condizioni perfette, dentro e fuori. Se sento che non è così, continuo a rimandare a tempi migliori.
La procrastinazione è proprio questo: rimandare di continuo le cose che dovresti fare, rinviandole all’infinito o aspettando fino all’ultimo momento utile. Ciò è spesso visto come pigrizia, ma molto spesso, procrastinare non ha molto a che fare con l’essere pigri.
Una persona autistica è quotidianamente sottoposta a stress pesanti e ad un bel carico d’ansia. Iniziare a fare qualcosa, qualsiasi cosa, può diventare arduo. Più sei in ansia più procrastini, più procrastini più sei in ansia.
Il sentirsi sopraffatti alimenta il loop.
Una vera e propria paralisi molto difficile da superare. E se come reazione a questa veniamo giudicati pigri, ci sentiremo tra le altre cose anche inadeguati e incapaci. Andando ad alimentare vecchie vocine che ci sussurrano all’orecchio quanto siamo un fallimento, consigliandoci di stare al posto nostro, nell’immobilità, nascosti.
In questo ultimo periodo ho procrastinato forte, rimandando all’infinito cose fondamentali per la mia vita. Nonostante sapessi che dovevo agire e anche presto, non mi riusciva proprio di muovermi. Troppa ansia e tutto quanto di rimando era emotivamente carico. In queste condizioni ogni singola cosa, da quella più complessa a quella più elementare, diventa impossibile da iniziare.
Di solito quando tutto si blocca è l’anticamera del burnout.
Lo chiamo “i piedi incollati al pavimento” perché è proprio così che mi sento: incapace di avanzare anche solo di un centimetro, stanca anche fisicamente oltre che cognitivamente ed emotivamente.
Ci può volere anche parecchio tempo per riprendersi, dipende dal periodo che stai attraversando, da quanto è difficile per te e quanto ti sei stancato prima. Ma non c’è altra via che lasciare che passi.
Il fatto di dover performare sempre e ovunque: prima a scuola, poi al lavoro, in famiglia (perfino sui social), alimenta l’ansia, la frustrazione e in alcuni casi la disperazione. La sensazione è quella di aver perso sé stessi.
Stento a riconoscermi.
Aver assurto a mio stile di vita il “bradipeggiare”, mi ha aiutata a sentirmi meno inadeguata. Ho accettato di avere i miei tempi e dei limiti, come ne abbiamo tutti, autistici e no. Ma agli autistici è chiesto di default un continuo superamento dei propri limiti, perché come sei non va bene, devi compensare, recuperare, metterti al passo. Ma raramente un ritmo simile è richiesto a chiunque altro.
Quando umanamente arriviamo al burnout, colpevolizziamo noi stessi perché non riusciamo a sostenere il ritmo forsennato e innaturale che qualcuno ha stabilito debba essere quello giusto da seguire.
Chiunque si stancherebbe al tuo posto.
Quando sto in mezzo alla melma, non è facile. Vedo che tutto intorno corre e io dovrei stare al passo, mentre la sola cosa che voglio è il silenzio, nascondermi sotto una pietra. Ho bisogno di ricordare di continuo a me stessa che c’è un motivo (o tanti) per cui sto così, che non è una colpa, che è umano.
Quando è passata, riprendo a funzionare come per magia. Ma anche questa è una fase delicata perché per l’euforia di essere tornata ME, tendo a strafare, a stancarmi, a prendere troppi impegni, rischiando di esaurire le energie appena ritrovate esponendomi ancora una volta al burnout.
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In questi ultimi giorni, i feed dei miei profili social sono pieni di pubblicità che mi invitano a compilare un questionario per smettere di procrastinare. Poveri illusi, è ovvio che lo farò domani (sempre domani). Ma visto che vogliamo saperlo oggi come si fa a smettere di procrastinare, ecco a voi i consigli semi-seri del Bradipo per smettere di procrastinare in poche semplici mosse:
Questi sono i consigli semi seri del Bradipo, per me è tutta un’altra storia, mica è così facile smettere di farlo Anche se in due giorni sono a ben 4 spunte nella mia lista delle cose da procrastinar… ehm da fare.
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