La via dell’empatia
Manuale di Sopravvivenza per Bradipi in Antartide

La via dell’empatia

Degli autistici si è detto in passato che non avessero empatia (cosa sconfessata da diversi studi e dallo stesso Baron Cohen che ne aveva ipotizzato la mancanza). In risposta a questo stereotipo disumanizzante, si ribatte spesso quanto ne abbiano troppa invece, quanto siano quasi senza pelle. Ma da un po’ di tempo a questa parte mi domando se quella che è vista come “troppa empatia”, non sia mancanza di sani confini, nonché conseguenza dello stare continuamente all’erta, sul chi va la.

[Descrizione immagine: caricatura di Simon Baron-Cohen che qualche anno fa affermò che gli atustici fossero privi di empatia. La caricatura ha gli occhiali, capelli castani e occhi chiari, giacca blu e camicia chiara e dice: “gli autistici non hanno empatia”. accanto una didascalia dice: “adesso si è ricreduto pure lui in realtà]

Personalmente, penso sia proprio il mio caso, l’aver confuso l’essere empaticǝ col non avere dei sani confini. Che, o erano eccessivi (tanto da risultare inavvicinabile ai più), o non c’erano affatto. O ero un’isola irraggiungibile o finivo travolta, senza vie di mezzo. L’essere travolta però faceva male e allora mi premuravo di rendermi ancora più inaccessibile. Per me l’essere empaticǝ voleva dire soffrire come un cane assieme all’altra persona (di solito i miei cari o chi stoicamente era riuscito a vincere tutte le mie resistenze). Quanto più l’essere empaticǝ veniva rifilata come una cosa nobile e tanto più mi sentivo di star facendo la cosa giusta. Chi non faceva come me, non era empaticǝ sostanzialmente. Ma era sfibrante e per forza di cose riuscivo a concedermi a pochi.

[Descrizione immagine: isoletta con tre palme in mare aperto. Abitata solo dal Bradipo che vedendo arrivare un’onda gigante esclama: “oh cazz…(comportamento problema)!”]

Solo recentemente ho capito quanto questo atteggiamento sia poco sano. Che in realtà puoi supportare, dimostrare vicinanza e comprensione, prestare ascolto, non molto di più. Per quanto tu stia male o ti strugga ad oltranza, quella persona è comunque sola nel suo cammino. Non ci si può sostituire a nessuno, anche quando vuoi molto bene, rischia di essere controproducente.

Se aiutassi una farfalla ad uscire dal suo bozzolo le risparmieresti una faticaccia, ma poi le sue ali non sarebbero abbastanza forti per volare via.

Questo modo di fare ti porta all’esaurimento, non riuscendo per assurdo ad essere d’aiuto come vorresti quando ve ne sia bisogno. Rischia infine, di dimostrarsi anche parecchio egoista perché la persona che sta già male è costretta a caricarsi sulle spalle anche il tuo di dolore. E non è giusto, nessuno dovrebbe star male perché qualcuno sta male perché lǝi sta male. È un inception della sofferenza che bisognerebbe risparmiarsi.

[Descrizione immagine: a sinistra un rametto con attaccato un bozzolo chiuso. Una freccia rossa indica il bozzolo al centro, dal quale sta per uscire una farfalla. Un’altra freccia indica sulla destra una farfalla monarca con le ali aperte.]

Ma nulla, se non facevo così, se provavo a mettere una sana distanza, mi sentivo senza cuore. Oppure mi ci facevano sentire, finendo col caricarmi addosso più responsabilità di quelle che mi competevano, rimanendo impantanata. Negli anni ho imparato a scegliere con cura le parole da usare e a non prendere a cuor leggero le mie scelte soprattutto quando coinvolgevano altri causando o rischiando di causare loro sofferenza. Di questo qualcuno si è approfittato, altre volte l’ho reso io un fattore paralizzante, bloccandomi dal vivere e finendo per amputare parti di me. Però se vivi, agisci e agendo prima o poi qualcuno potrebbe soffrire per le tue azioni. È inevitabile, va accettato.

[Descrizione immagine: al centro c’è il bradipo che tiene un masso enorme sulle spalle. Sul masso c’è una scritta: responsabilità]

Il fatto che nessuno mi abbia mai spiegato dove finisco io e iniziano gli altri, tanto da non capire ancora adesso quali siano le mie emozioni e quali quelle altrui; mi ha oltretutto portato ad essere oggetto di frequente manipolazione. Ma anche a non riconoscere e rispettare a mia volta i confini altrui, aspettandomi che tutti si comportassero come facevo io.

[Descrizione immagine: una mano con giacca verde e la manica di una camicia gialla, tiene i fili di un burattino/bradipo]

I confini sono difficili da mettere. L’ho fatto per la prima volta di recente assieme alla mia psicologa, provando a visualizzarli materialmente. Quando tutto ti investe con la potenza di un tornado, è difficile immaginarsi qualcosa a proteggerti e dopo le continue invalidazioni alle quali sei soggettǝ, è ancora più arduo ritenerlo legittimo anche. “Sentire tanto” è meraviglioso e terribile allo stesso tempo. Non potrei vivere una vita diversa. Ho vissuto tutto intensamente: l’amore, il dolore, la gioia, l’allegria, la tristezza. Ma anche un paesaggio, il cielo, un’opera d’arte, la musica e tante altre cose. Spesso le cose belle possono perfino esserlo troppo tanto da far male per il semplice fatto di essere troppo belle oppure perché come effetto collaterale si portano dietro stimoli sensoriali che si rivelano eccessivi (come una passeggiata nella mia meravigliosa e terribile Palermo). Tutto questo lascia spossati con tempi di recupero sempre più lunghi, che raramente qualcuno capisce e ti concede.

[Descrizione immagine: il Bradipo sulla sinistra alza la zampa a mo di barriera e dice al pinguino che sta davanti a lui: “Questo è il mio spazio. Quello è il tuo”]

La sensazione che ci sia qualcosa che a te sfugge, ma che tutti gli altri sanno ti accompagna. Allora stai costantemente all’erta nel tentativo di prevedere da dove arriverà la prossima mazzata, rimprovero, presa in giro, urla, rumore forte, luce abbagliante e quando arriva, non ne capisci quasi mai il motivo. Allora stai ancora più attentǝ, col tempo e l’esercizio, impari a cogliere tutti i segnali che precedono il cambiamento di atmosfera in una stanza, nell’atteggiamento dei tuoi cari. Osservi tutti come osserveresti delle cellule su un vetrino, vivi col metodo sperimentale, formuli ipotesi che vengono di volta in volta convalidate o confutate. Ma la vita è così varia e imprevedibile che quello che si dimostra valido due volte, è inefficace le altre tre. Ti senti in balia del caos e cerchi disperatamente qualcuno che ti salvi o che almeno ti dia qualche dritta: un manuale di istruzioni. Col tempo diventi molto sensibile, troppo e li vedi tutti i cambiamenti, pure quelli impercettibili che precedono spesso una sfuriata di mamma o papà, le prese in giro dei compagni, le urla del professore, recependo gli umori di tutti e comportandoti di conseguenza.

“Ohhhh è tanto maturǝ, è tanto sensibile/empaticǝ”

Vedi tutto, nulla ti sfugge, ma raramente riesci ad interpretarlo correttamente, nonostante i dati che hai raccolto ed esaminato per ore, giorni, anni, prendi delle gran cantonate, perdendo sempre più fiducia nelle tue impressioni. Allora chiedi rassicurazioni continue e pareri a persone che non sempre te ne danno di disinteressati.

[Descrizione immagine: a sinistra un vetrino sotto una lente. Sopra ci stanno dei microrganismi. A sinistra quanlcuno fuori campo dice: “mhh… Esame accurato. A livello cellulare, la… non ci capisco niente lo stesso.”]

Mi viene da pensare che l’alessitimia che molti autistici dicono di sperimentare (me compresa), forse non sia davvero incapacità di comprendere le proprie emozioni, ma confusione. Chi non sarebbe confuso? Il mondo è confuso se non hai potuto fare affidamento su regole che valessero anche per te, se sei stato costantemente invalidato. Non sei allenato ad ascoltarti, comprenderti, ad accogliere e legittimare te stesso, perché nessuno ti ha accolto e legittimato. Ti dissoci da te, tanto che per capire quello che senti, hai bisogno di tempo, riflessione e di mettere ordine di continuo.

[Descrizione immagine: al centro c’è il bradipo con l’aria confusa e un casco rosso con visiera sulla testa]

Infine, nel tempo che ho impiegato a studiare me e gli altri nel tentativo di capirci qualcosa, non ho spesso colto numerose mancanze di empatia (vera) nei miei confronti. Oggi che mi è tutto un po’ più chiaro, questa mancanza la vedo manifestarsi durante molti scambi di opinioni. Innumerevoli volte durante una discussione o un confronto, il proprio modo di porsi viene percepito in maniera differente dalle tue reali intenzioni. Nonostante provi a spiegare in mille modi, in risposta, seguono sovente giudizi e veri e propri attacchi. Dopo aver provato a chiarire ulteriormente, arrivano gli insulti (che sembrerebbero non essere considerati tali da chi li formula). Se a questi reagisci infine, finisce che vieni tacciatǝ di mancanza di sensibilità ed empatia.

Quindi il problema della doppia empatia per cui neurotipici e autistici è dimostrato abbiano difficoltà a comprendersi reciprocamente, si riduce al fatto che te sei costretto sempre a doverne dimostrare il doppio. La tua e quella che gli altri non dimostrano nei tuoi confronti (capendo e scusando tutte le volte).

[Descrizione immagine: Bradipo e un pinguino si trovano uno di fronte all’altro. A dividerli una linea disegnata per terra. C’è scritto: “punto d’incontro”. In mezzo ai due c’è un indicatore rosso (come quelli delle mappe di google), che dice: “sei arrivato a destinazione”. Il pinguino dice: “io penso che…”. Il Bradipo ribatte: “Io invece, penso che…”. Il pinguino risponde piccato: “la trovo una mancanza di rispetto nei miei confronti”. Il Bradipo replica conciliante: “non era mia intenzione. Stavo esponendo un ragionamento come te.”]

Quando mi sento poco più che un’adolescente di mezza età per il fatto di aver compreso queste cose solo oggi, questo genere di scontri e incomprensioni, per quanto dolorosi, mi consolano. Perché rendono chiaro quanto certe cose non siano ovvie per nessuno e forse andrebbero insegnate a tutti da piccoli, indistintamente. Senza che per qualcuno diventi un obbligo terapico perché “funziona” in un modo differente. Andrebbero spiegate come si fa con la matematica, la storia o la geografia e non da un unico punto di vista che si ritiene essere quello giusto e al quale tendere.

Dove c’è comprensione reciproca, ma anche solo consapevolezza che al mondo non esiste un unico modo di essere, di solito c’è anche rispetto delle caratteristiche di tutti ed empatia.

[Descrizione immagine: Il pinguino si trova su una specie di iceberg, ad un livello più alto, il bradipo è ancora in basso. Il pinguino dice arrabbiato: “ragionamento scorretto, come te!”. Il Bradipo risponde infastidito: “perché mi insulti adesso”. Il Pinguino esclama: “ecco, visto? ti stai arroccando sulle tue posizioni!” (mentre ad essere arroccato in alto è lui). Il Bradipo risponde incavolato: “ma vaff…(comportamento problema)!!!”. Il pinguino risponde: “Insensibile!”. In alto tra i due, il segno rosso di google dice: “ricalcosa percorso, ricalcola percorso, ricalcola percorso”]

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Scritto da Tiziana - Novembre 29, 2022 - 1174 Views

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