Le fasi di un Sovraccarico sensoriale
Ho già parlato in passato di sensorialità e sovraccarico sensoriale in un post e in una video infografica sul canale YouTube di Bradipi in Antartide.
Ma gli stimoli sensoriali sono percepiti sempre allo stesso modo? Ovvero, si può andare in sovraccarico sempre e in qualunque momento, quando ci si trovi in condizioni avverse?
Si e no.
Se ho riposato abbastanza, se non vengo da giorni stancanti o stressanti (sotto diversi punti di vista), riesco a reggere molto meglio le situazioni problematiche. Ma se sto vivendo un periodo stressante, se sono già al limite e non solo sensorialmente (anche cognitivamente e/o emotivamente), se gli stimoli si protraggono a lungo e se ne sommano tanti, il mio livello di sopportazione scenderà in fretta.
È come un vaso che accumula, accumula e poi trabocca.
Se l’intensità dell’ambiente si fa più pesante, avrò bisogno di qualcosa per distrarmi dal senso di sopraffazione. Per non sentirmi invasa spesso sfoco la vista per astrarmi, guardo il pavimento per escludere il più possibile quello che mi sta intorno. Ho sempre qualcosa in tasca per giocherellarci: monetine, gomme dalle forme più disparate, palline, tappi di penna, fermalacci… Oppure giocherello con le dita, tamburellando i polpastrelli gli uni contro gli altri, muovo le mani a scatti…
Stimming in pratica.
Se l’inferno persiste, lo stimming aumenta di intensità. Di solito provo a concentrarmi più che posso sui movimenti che sto facendo per distrarmi il più possibile da tutto il resto che assale i sensi e dal mal di testa che arriva quasi subito. Arrivati in zona arancione (come nell’immagine sotto), comincia a cambiarmi l’umore.
Posso trovarmi nel posto più fantastico del mondo, un posto anche interessante, dove ho insistito io per andare. Si rivelerà invivibile e il mio entusiasmo magari elevato all’inizio, scenderà di botto a livello: Lana del Rey
Mal di testa e insofferenza aumentano. La situazione, seppur invariata, comincerà ad apparire sempre più intensa e insostenibile. Tutto comincia a girare e girare.
È la confusione più totale.
Non so più orientarmi, faccio fatica ad individuare l’uscita ed è l’unica cosa che mi interessa sapere. Non riesco più a dissimulare il mio malessere e gli stimming diventano sempre più evidenti. Qualcuno mi fissa insistentemente, chi sta con me mi chiede come sto, ma la sua voce si confonde col frastuono e si somma ad ogni altro singolo rumore, luce, profumo, stimolo tattile…
Vorrei strapparmi il bottone dei jeans che preme troppo sullo stomaco, gli occhiali da sole non servono più a niente è come non averli.
Come stai?
Continuano a chiedermi.
Non lo so come sto. Voglio solo uscire, mi sento impazzire. Non mi ricordo nemmeno perché sono voluta venire in questo posto. Voglio buio e silenzio!
Il respiro si fa sempre più affannoso, le voci vorticano intorno e diventano forma. Quadrati, cerchi, linee e brillano come lampi.
È troppo.
Mi manca l’aria, il mal di testa è atroce, tutto si fa ovattato, i colori, le voci.
Mi sembra di essere in un sogno.
Non sento più le mani e la faccia, poi il resto del corpo si fa più lontano. Sento solo la mia mente. Di solito sono più testa che corpo, ma adesso SONO SOLO TESTA! Cammino, ma non so come sia possibile muovere le gambe se non le sento. Faccio delle smorfie per sentirmi, mi pizzico le guance, nulla. Mi do uno schiaffo, non lo sento. Non mi sento!
Arriva l’attacco di panico, mi sento morire, mi sento impazzire, voglio uscire da qui, fatemi uscire da qui!
Esplodo. Meltdown.
Mi vergogno tantissimo.
Questo è quello che succede a me, per sommi capi. Non sono tutti così per fortuna i sovraccarichi, e adesso ho imparato a gestire le mie energie e a riconoscere quando sto arrivando al limite. In passato tendevo a superarlo troppo spesso, non avendo alcuna consapevolezza di me. Faceva molta paura, non c’era preavviso e ho finito con l’avere terrore di tutto.
Utilizzare occhiali da sole, tappi, cuffie antirumore, indumenti comodi, aiuta ad arrivare a sera senza che il vaso si sia colmato del tutto. Limitare le visite a posti troppo affollati, rumorosi, luminosi o evitare le ore di punta (se proprio si deve andare), è una buona abitudine che ho preso per evitare di sovraccaricarmi. Prevedere tempi di recupero, sottrarsi e mettersi al riparo quando ci si sente pericolosamente vicini al colmare la misura, sono cose da imparare. Ascoltarsi è difficile, non ci si rende sempre conto di essere stanchi, soprattutto all’inizio.
Non avevo alcuna idea di tutto questo anni fa, ho dovuto impararlo piano piano.
Trovate qui altre strategie e informazioni sul sovraccarico in questo post:
Sensorialità autistica e sovraccarico sensoriale
E in questi video:
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