Saltare alle conclusioni: Autismo e pensiero catastrofico
In questo video vorrei raccontarvi una delle cose che mi ha tenuta nell’immobilità per anni e che mi ha fatto vivere e spesso ancora mi fa vivere molto male:
La tendenza a catastrofizzare.
[Descrizione gif in copertina. Bimba con capelli rossi, gonna arancio e maglia blu, che salta la corda. La gif è di PODBABA]
Alcuni la considerano un tratto autistico, io come sempre ho dei dubbi. So che accomuna tanti autistici e penso abbia molto a che fare con l’essersi sentiti una sorta di “Errore di Sistema” per tutta la vita. Penso chiunque svilupperebbe la tendenza ad aspettarsi il peggio di ogni situazione e da chiunque, dandolo per scontato anche quando non ve ne è alcuna prova logica.
Dopo sette anni dalla mia diagnosi, ho ancora questo problema, ma la consapevolezza di essere differente e non rotta, difettosa o carente, mi aiuta enormemente a gestire meglio questo meccanismo. Non pretendo di spiegare come fare a bypassarlo completamente, perché come dicevo ci lotto ancora e non sono parente della dottoressa Grazia Al Cazzo. Ma mi sono accorta negli anni, che quando capisco il perché e il funzionamento di quello che mi incute timore, riesco ad averne meno paura e quindi a vivere meglio.
Queste sono alcune mie considerazioni, spero possano essere utili a qualcuno.
Trascrizione:
Quando non ti rispondono subito ad un messaggio, quando ti trovi in disaccordo con un amico e pensi subito che ti odi e che lo hai perso definitivamente, quando ordini cozze al ristorante e ti immagini già in preda al vibrione, si innesca la spirale dei pensieri catastrofici. Una situazione che vista dall’esterno, potrebbe apparire del tutto innocua, ti vede impegnato interiormente a scrivere la sceneggiatura del tuo personalissimo film:
“Chiama un’agenzia funebre col mio nome”
E i tuoi neuroni spiccano il volo verso il baratro, immaginando gli scenari più assurdi ed improbabili
Salvo poi renderti conto che era tutto poco plausibile, e altamente improbabile. Ma nel frattempo ti sei schiantato al suolo, gli uccellini ti volano attorno alla testa, mentre avverti ancora il sangue pulsarti forte nelle orecchie sentendoti tremendamente stupido.
Questo succede a tutti senza dubbio, ma le esperienze negative collezionate molto spesso in quantità industriali da tanti autistici, li portano col tempo a pensarla come Murphy, ovvero:
Quando una situazione potrebbe essere catastrofica sicuramente lo sarà (semi cit.)
Se ti sei preso badilate in faccia un giorno sì e un altro pure per tutta la vita, finisce che tra due catastrofi, scegli sicuramente la peggiore anche se spesso di catastrofe non ce n’era manco mezza all’orizzonte.
Ma è tutto tremendamente reale, tutto ineluttabile e sta per capitare a te, come sempre. Cominci allora a rimuginarci sopra, non ci dormi, ti arrabbi, hai reazioni che dall’esterno vengono giudicate eccessive, se non proprio delle vere e proprie crisi. Ma tu ci stai male, però.
Al centro c’è la paura di aver sbagliato qualcosa, perché sicuramente hai sbagliato tu, non ci sono alternative. Quella “leggerissima” dicotomia che ti caratterizza e per la quale tutte le volte ti ritrovi a pensare in termini di tutto bianco o tutto nero per cui:
“O sono bravo o sono un fallito.”
Non fa che peggiorare le cose. La tendenza a vedere in termini assoluti “tutto è perfetto o tutto fa schifo”, rende tangibile quell’illusione per cui ci siano in campo due sole possibilità, senza vie di mezzo. E quando non è tutto perfetto, deve essere sicuramente quell’altra cosa, ovvero: tutto quanto schifo.
E se ho sbagliato per l’ennesima volta, devo essere sicuramente una persona che non vale niente, una persona cattiva. Aver sbagliato o anche fatto star male qualcuno, non contempla il fatto di aver sbagliato solo quella cosa lì. No, ti ingloba tutto e tu fai schifo in tre dimensioni
E io lo sto raccontando in modo ironico, ma fa star male per davvero.
Però capisco che ad un osservatore esterno potrebbe sembrare voler vedere la tragedia dove questa non c’è. Ma sentirsi accolti, rassicurati, aiutati a vedere le cose in un altro modo uscendo dal loop del pensare e pensare e pensare senza sosta, senza che il proprio stato d’animo venga ridicolizzato o sminuito, aiuta enormemente in queste situazioni. Vedere positivo, il bicchiere mezzo pieno e altri consigli nello stile dottoressa grazie al cazzo invece, non aiutano granché. Personalmente mi fanno sentire ancora più sbagliata. Mentre cose come immaginarsi quello che potrebbe accadere alla peggio, sono assolutamente inutili, perché io lo faccio già non ho bisogno di aiuto in questo.
Come sempre, se ti fa star male, è reale. Se fa star male è degno di considerazione non è un’esagerazione. Va accolto, validato, poi si trovano soluzioni o ci si può ragionare su insieme.
Altrimenti ci starò immersa per ore, se non giorni. E non è divertente per niente.
E dopo giorni, quando le acque si sono calmate e mi sento una stupida per aver montato un castello dal nulla (e lo farò da vera pro garantito), potresti renderti conto che quella cosa di cui tanto ti preoccupavi, che ti ha tenuto assorbito per un sacco di tempo, in realtà era un modo per distrarti da qualcosa d’altro. Qualcosa che magari ti creava così tanto disagio, da star lì a flagellarti per una cosa assolutamente fuori contesto. Hai sbagliato mira in pratica e te ne rendi conto dopo.
Inoltre a forza di dirti che fai schifo, c’è il rischio di convincersene infine. Come quando fai pratica per diventare bravo in qualcosa, migliori ogni giorno di più e infine lo diventi bravissimo nel sapere che non sei capace a far niente.
C’è un aspetto nascosto in tutto questo meccanismo complicato però:
Catastrofizzare, fa stare malissimo, ma anche tremendamente bene. È rassicurante, calmante.
Sai già cosa aspettarti, sai già che andrà male e sai in fondo, che a quello ci sei abituato, che comporta meno variabili e incertezze. È un modo come un altro per prevedere le cose in pratica
Andrà da schifo, amen!
Si conforma perfettamente con il manuale di istruzioni che ti sei costruito negli anni. Sei un fallimento, sbagli qualsiasi cosa fai, se c’è qualcosa di buono durerà poco e se arriva qualcosa di buono, si porta delle incognite dietro. Per assurdo la merda ti dà stabilità, la conosci già, ci sai nuotare dentro, negli anni hai fatto tanta pratica. È qualcosa che fa star male ma che allo stesso tempo ti fa star bene quindi, un meccanismo adattivo che hai messo a punto nel tempo forse. Le possibilità, le opportunità che le cose vadano bene una volta tanto e che tu riesca a gestire la situazione… ecco, questo è tutto nuovo e nuovo è cattivo, nuovo è: troppe variabili e incognite da considerare.
Questo genere di dinamiche, non sono esclusiva delle persone autistiche, probabilmente in tanti ci si riconosceranno. Per le persone autistiche l’ansia, combinata ad una certa tendenza al perfezionismo, ad un modo dicotomico di pensare, la paura di fallire (come è accaduto spesso), la paura di avere successo (che si porta dietro un sacco di incognite e scenari sconosciuti e spaventosi), sono una miscela eccellente per un catastrofismo livello esperto.
Se da sempre non ti è stato permesso di sbagliare o comunque l’errore ha rappresentato per te tutto quello che ti rendeva diverso dagli altri, finisci per percepirlo come il tuo marchio di fabbrica. Perché hai sbagliato sempre tutto, dalle cose che ti cadevano dalle mani, alle situazioni sociali, alla comunicazione… te lo aspetti e le sue conseguenze costituiscono un’enorme fonte d’ansia, ma anche il suo contrario. Però nessuno può essere perfetto, solo le macchine lo sono e manco quelle perché la mia stampante ad esempio è una vera stronza, per non parlare di Siri!
Prima era peggio che adesso, la consapevolezza acquisita, mi ha aiutata a fronteggiare meglio questi momenti che ci sono ancora, perché c’è sempre qualcosa che hai paura di sbagliare, qualcuno che temi di deludere o ferire, ti senti una betoniera dentro la pancia e non c’è malox che tenga.
Sapere cosa ti rende diverso e non difettoso, non carente e il perché, aiuta a vedere le cose in un altro modo, ad acquisire un po’ di autostima, a non buttarcisi con tutte le scarpe ogni volta, a gestirla un pochino meglio
Personalmente provo a dirmi che se ho sbagliato, non ho fatto nulla di diverso rispetto a chiunque altro al mondo. Tutti sbagliamo e se sarà davvero così, farò ammenda, proverò a rimediare CTRL+Z e via, oppure pazienza sono umana.
2 Commenti
Mi stai dando risposte. Tante sfumature di autismo (espressione involontariamente comica, la lascio). Comincio a capire, a capirmi. Grazie
🙂