Stimming: non serve solo ad essere strani!
Per Stimming (conosciuto dai più come “stereotipia”), si intende la ripetizione di uno o più comportamenti.
Tutti “stimmiamo” in qualche modo, compiamo gesti, piccoli o grandi che ci aiutano a scaricare il nervosismo. Nel caso degli autistici è la frequenza e la rilevanza che hanno questi gesti a renderli un importante mezzo di autoregolazione.
Lo Stimming, può interessare uno o più sensi e ve ne possono essere vari tipi:
- Mentali (canticchiare a mente, pensare al proprio interesse assorbente, produrre rime/scioglilingua/enigmi, sognare ad occhi aperti…);
- Vocali (produrre ronzii, schiarire la gola, canticchiare, produrre suoni, ripetere parole, trattenere il respiro…);
- Fisici (sfarfallare, camminare sulle punte dei piedi, scrocchiare dita/articolazioni, dondolare, oscillare gambe/braccia, saltellare, masticare, battere le mani, girare su se stessi, correre/camminare avanti e indietro o seguendo un tragitto prestabilito…);
- Tattili (grattarsi, pizzicarsi, succhiare il pollice, sfregare le mani/piedi, toccare oggetti, mangiare le unghie/pellicine, stuzzicare croste…)
- Olfattivi (annusare, soffiare, tirare su col naso…)
- Visivi (inclinare la testa per vedere da angolazioni/luminosità differenti, guardare la polvere sospesa nell’aria, fissare oggetti brillanti o che ruotano, le fiamme, guardare gli oggetti nel dettaglio, ammirarne i riflessi…)
- Uditivi (ascoltare sempre la stessa musica/canzone o solo un pezzo della stessa, ripetere parole, cantare, ascoltare rumore bianco (phon, cappa della cucina, onde del mare…), tappare ripetutamente le orecchie…)
Esempi di Stimming
Un bambino può passare ore e ore ad allineare giocattoli invece di giocarci. La domenica la mia gioia più grande consisteva nello svuotare i cassetti della mia scrivania e di passare in rassegna tutto quello che vi si trovava all’interno. Per poi risistemarli secondo uno scrupoloso ordine solo mio, trascurando di fare tutto il resto (riordinare la camera, rifarmi il letto, fare compiti…), con sonore incazzature di mia mamma. I mie figli hanno sempre allineato tutto quello che capitava loro per le mani (cd, libri, pacchetti di fazzoletti, pinze per bucato, indumenti, scarpe…).
Succhiare il pollice mi calmava da bimba, mi aiutava ad addormentarmi (cosa nella quale ho sempre avuto difficoltà). L’ho fatto fino a quasi 13 anni, tenendo contemporaneamente tra le dita un qualche tipo di stoffa che sfregavo tra pollice e indice.
Mi ritrovo spesso con gli occhi sgranati e lo sguardo perso nel vuoto, sfocando la vista per astrarmi da tutto quello che mi circonda. Lo faccio molto spesso quando sono stanca o se una situazione comincia a diventare “troppo” sensorialmente, emotivamente o cognitivamente (a scuola lo facevo tantissimo, infatti le prese in giro si sprecavano, perché mi viene davvero una faccia inquietante).
Scrocchio le dita, ma non solo. Scrocchio tutte le articolazioni, collo, spalle, polsi, caviglie, ginocchia e osso sacro che non è un’articolazione (non so nemmeno come faccio).
Mangio l’interno delle guance, le papille gustative della lingua, le unghie e le pellicine attorno (molto spesso a sangue, nei periodi intensi).
Roteo le braccia, le agito/dondolo da un lato all’altro del corpo velocemente. Dondolo parecchio quando sono seduta, senza rendermene neanche conto (fino a quando me lo fanno notare).
Ripeto parole/frasi a ritmo di qualche altra azione che può essere ad esempio camminare, dondolare o giocherellare con qualche oggetto. Ripetere dentro la mente o a voce scandendo bene un ritmo, mi aiuta ad escludere i pensieri e mi alleggerisce parecchio. Perché la testa non smette mai e mai, ve lo assicuro.
Cantare mi aiuta da sempre a risollevarmi l’umore. Il famoso “canta che ti passa” ma per più tempo. Alla fine mi ritrovo spesso senza voce.
Da piccolina fissavo la lavatrice e gli oggetti roteanti in genere mi affascinavano. Come anche guardare il vuoto, le fiamme, o il pulviscolo nell’aria controluce. Bloccandomi ore intere senza fare altro, né pensare altro. Anche manipolare oggetti ed osservarli in ogni loro parte mi dava e mi da sicurezza in qualche modo, spegne il cervello farlo.
Muovo le mani e le dita. Sbattendole tra di loro, sfregandole, ruotandole. Ruoto i polsi, il collo, le spalle. Cammino avanti e indietro e da piccola, seguivo le linee tra le mattonelle camminando come un soldatino. Saltellavo tanto e muovevo le braccia con enfasi quando giocavo o ero entusiasta per qualcosa. Adesso l’entusiasmo lo manifesto con la mia faccia da poker, macerandomi dentro perché anche le emozioni belle possono mettere a dura prova.
Ma a cosa serve lo Stimming?
Tutto questo mi aiuta a gestire e contrastare l’ansia per i problemi quotidiani e i momenti in cui mi sento sopraffatta. O a gestire la noia che spesso è terreno fertile per i pensieri, che innescano ricordi, che alimentano sensazioni, che provocano emozioni, che portano a galla sentimenti, che al mercato mio padre comprò. Da fuori non si direbbe ma la mia mente è estremamente iperattiva. Non si direbbe perché sono “la donna chiamata divano”. Quindi qualcosa che aiuti a fermare questo circolo vizioso continuo, è vitale. E non solo per me.
Può essere anche un modo molto valido per rimanere concentrata e non farmi catturare dalle mille distrazioni sempre in agguato. Imparo meglio, riesco a leggere per più tempo, non mi lascio catturare da altro. Tagliando fuori il surplus di informazioni, ci si stanca meno e ci si concentra maggiormente. Giocherellare con una penna, sembrerebbe una distrazione, invece mi aiuta molto. Ho da sempre bisogno della musica quando scrivo o quando leggo per escludere tutto il resto. Spesso musica con bassi potenti che mi tengono legata ad un ritmo. È quasi ipnotico ed entro più facilmente in hyperfocus. Devono essere pezzi stranieri però, perché la musica italiana, interferisce con pensieri e parole e non concludo niente. A seconda di quello che sto scrivendo ho bisogno di un ritmo diverso inoltre. Perché le parole sono musica per me.
Spesso quando diventa “tanto”, ad esempio quando mi distruggo le dita, mi aiuta a capire se sono angosciata per qualcosa. Qualcosa di cui magari non sono cosciente o a cui non ho fato caso. Mi aiuta a scaricarmi quando ho accumulato troppo stress. Diventa uno sbocco importante per esprimere la tensione o emozioni, che qualche volta non riesco ad esprimere altrimenti.
Ma spesso è anche la risposta a stimoli sensoriali eccessivi. Ambienti troppo rumorosi, luminosi, affollati… Fornisce prevedibilità in situazioni imprevedibili, travolgenti, nuove. Aiuta a calmarsi in genere, in caso di situazioni di sovraccarico sensoriale, emotivo o cognitivo. Al centro commerciale (ad esempio), guardare per terra, muovere le mani, sfocare la vista, ripetere una parola o una frase… mi aiuta a concentrarmi su qualcosa che posso controllare. Bloccando così gli input eccessivi per provare a mettere a fuoco solo una parte del tutto, e non rimanere schiacciata dal bombardamento sensoriale.
È un’importante risorsa quando si innescano “pensieri rumorosi” (preoccupazioni per il lavoro, scuola, famiglia…). Aiutando ad alleviare reazioni emotive innescate da musica, ricordi, suoni, odori, che mi riportano in un attimo a situazioni angoscianti del passato, facendomi rivivere le stesse sensazioni di allora. Se non voglio essere trascinata via, devo necessariamente inventarmi una distrazione per interrompere il flusso di ricordi. Calma, dando un ritmo ai pensieri. I pensieri vanno a ritmo con il tutto e tu vai a ritmo con i pensieri. Il monologo interno si blocca o si attenua.
Lo stimming comunica. Comunica benessere, stress, disagio, eccitazione, tristezza, contentezza… Capirlo e interpretarlo, può essere importante per comprendere noi stessi e per i nostri cari.
Lo Stimming può essere anche una risposta a stati d’animo positivi come: eccitazione, contentezza, felicità… Saltare, sfarfallare, ripetere parole, emettere suoni o gridolini… può come nel caso delle emozioni negative, aiutare a lasciare uscire la potenza dell’emozione, liberandosi e calmandosi. Certe volte le emozioni diventano letteralmente TROPPO, tanto che me le sento scoppiare dentro. Allora sento come una specie di frenesia molto difficile da trattenere, devo fare uscire l’agitazione estrema e la tremenda pressione che sento dentro. Anche se è bellissima, un’emozione può fare male uguale, coinvolgendo troppo.
Aiuta anche a prevenire quelli che vengono definiti dai più (purtroppo): “comportamenti problema”, ma che spesso sono proprio una risposta ad una situazione troppo intensa. Aiutando a scaricare quell’intensità, lo stimming previene reazioni anche forti ad eventi esterni.
Può aiutare ad elaborare i cambiamenti radicali e improvvisi. Un esempio eclatante e attuale: il recente periodo di lockdown. Alcune domande della prima stagione de “L’Autismo risponde”, vertevano proprio su questo: l’aumento delle stereotipie durante il periodo di isolamento e come fare per diminuirle. Una situazione estrema come questa, è fonte di angoscia per tutti quanti. Ognuno la affronta usando i propri mezzi e secondo le proprie caratteristiche. Più stimming in questo caso, vuol dire che ci si trova in una situazione di cambiamento estremo, che sta provocando parecchia ansia. Ansia che si prova ad affrontare riportando un po’ di prevedibilità nell’imprevedibile. Bloccare, non farebbe altro che aggiungere ansia all’ansia.
Servono a: “sentirsi“. Ovvero a sentire il proprio corpo, sopperendo ad una percezione sensoriale “ipo”. Sentire poco o affatto il proprio corpo è qualcosa di terrorizzante ve lo assicuro. Lo stimming, mi aiuta a riacquistare questo legame ballerino (nel mio caso).
Può essere inoltre un modo per spostare l’attenzione e distrarsi dal dolore. Ho avuto per mesi dei mal di pancia molto forti che non mi lasciavano neanche la notte, lo stimming mi ha aiutata parecchio.
Infine: ti chiederesti mai a cosa ti serve respirare?
Bene lo stimming mi serve ad essere ME fondamentalmente. Ha si una grande funzione autoregolativa, ma non è che diventa particolarmente indispensabile nei momenti difficili proprio perché semplicemente non riusciamo più a contenerlo? Se nei momenti in cui state bene, siete a vostro agio, insieme a persone che vi fanno sentire al sicuro, stimmate come se non ci fosse un domani, allora forse vuol dire che fa parte di voi e basta. E se qualcosa fa parte di te, la puoi contenere in qualche modo quando non sei in difficoltà, ma ti esplode fuori quando le cose diventano meno facili.
Lo stigma
Tutto questo non lo dico solo io, sono anni che gli adulti autistici lo affermano ed è sempre più supportato, da un crescente numero di ricerche scientifiche. Nonostante ciò, continua ad essere oggetto di stigma. Etichettato come “strano”, verosimilmente causa imbarazzo perché rende evidente la diversità. Vi è probabilmente la convinzione radicata, che senza, si possa apparire meno autistici e quindi sembrare normali. Ancora si tende ad interromperlo, senza premurarsi di interpretarlo, capirlo e accettarlo.
Viene troppo spesso limitato perché, assieme al contatto visivo assente, si ritiene possa essere distraente nell’esecuzione dei compiti.
Si pensa sia volontario e quindi evitabile, invece è il contrario. Almeno all’inizio, poi magari te ne accorgi. Certe volte mi ritrovo a dondolare e non so neanche quando ho iniziato. Limitarlo, aumenta il dispendio di energie della persona autistica. È sfibrante, perché devi far fronte a situazioni stressanti, utilizzando strategie che non sono affatto congeniali. Spesso se lo limiti, per assurdo lo moltiplichi, quindi moltiplichi quella stranezza che stai provando a combattere.
Lo stigma, amplifica la sensazione di essere percepiti come strani e più cresci, più viene visto come espressione di immaturità. Per non essere emarginati, allora si evita in pubblico, adottando delle forme meno evidenti. Porto sempre con me una pallina, una moneta o altro in tasca per giocherellare. Oppure muovo le mani e le dita in continuazione, tenendole vicine al corpo (probabilmente non è così “poco evidente” ? ).
Per quanto riguarda le forme lesive, sicuramente vanno fermate, magari fornendo alternative non lesive. Ma fermarlo e basta, considerato tutte le funzioni che assolve, sarebbe impedire di provare a star bene funzionando secondo la propria natura.
Io non penso che nessuno voglia torturare o aumentare le difficoltà dei propri cari. Si interviene, per aiutare, dare competenze, rendere indipendenti, insegnare cose nuove. Bisogna tener conto delle caratteristiche della persona però, altrimenti è mera normalizzazione e basta. E se invece di sopprimerlo, si provasse a riconoscerlo, accettarlo e infine ad “utilizzarlo” in maniera funzionale per stare bene, per essere pienamente sé stessi?
Progetto del 2018, che mira a sostenere e diffondere nella società, la comprensione dei benefici di una cultura autistica dello “stimming”. Visitate il loro sito: QUI
L’accettazione passa dalla comprensione. Proviamo ad iniziare magari? Adottiamo questo cambiamento di paradigma:
Più accettazione, più Stimming!
La terza video infografica parla proprio di Stimming!
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Di seguito alcuni articoli che parlano di Stimming che ho consultato:
Leggi anche:
- Sensorialità autistica e Sovraccarico Sensoriale
- Burnout Autistico. Il costo dell’indistinguibilità
- Consapevolezza e Accettazione
- Autostima
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4 Commenti
Ciao Tiziana,
Ho apprezzato il video sullo stimming così tanto da averlo inoltrato all’insegnante di sostegno di mia figlia. Ho due figli autistici e le difficoltà più grandi le stiamo avendo nel confronto con la scuola. Spesso non sono minimamente preparati e cercano di conformare il più possibile l’alunno invece che concentrarsi sulle loro abilità. Per fortuna la più piccola ha un’insegnante di sostegno molto attenta che cerca di tutelarla in ogni modo senza cercare di spingerla in continuazione. Al più grande non è andata così bene. Alla terza scuola che cambiamo sembra finalmente che siamo riusciti nell’intento di trovare un ambiente sereno. Mi chiedevo, ho visto il video sulle 10 cose che dovrebbero conoscere le autorità e gli operatori sanitari, non sarebbe utile averne uno anche per le scuole ? Per gli insegnanti , i dirigenti scolastici, e tutte quelle persone che quotidianamente si confrontano per anni con ragazzini di cui , per loro stessa ammissione, non sanno praticamente nulla. Questo perché, in un mondo ideale, sarebbe bello che la scuola fosse quella cosa in cui i bambini sono felici di andare ad imparare e non un posto che gli mette ansia solo a nominarlo. Perché i ragazzi autistici sanno che, se non faranno tutti i compiti, se non riusciranno ad inserirsi nei lavori di gruppo oppure a giocare ai giochi di squadra allora saranno considerati diversi in un modo che va corretto.
La scuola non dovrebbe essere questo . La scuola dovrebbe essere un luogo in cui si viene valorizzati.
Grazie mille
Grazie mille per lo spunto.
Ciao Tiziana, ho un figlio di 9 anni con queste stesse caratteristiche, stereotipie di sfarfallamento, avvicinamento di oggetti agli occhi, ora anche stereotipie di gridolini, pellicine.. È un bambino bravissimo a scuola, ironico, molto riservato, pieno di interessi e amici, ma ha questa tua stessa ‘cosa’ che mi spaventa, mi preoccupa, mi frustra, si ripercuote su di lui, su di noi… ciò che mi interessa di più è sapere se la sua vita sarà in qualche modo compromessa oppure è solo un modo atipico di reagire e a modo suo funzionale. Voglio sapere se è compromettente nelle relazioni sociali e di apprendimento inteso come adattamento alla vita, mi hanno detto che sarebbero passate ma non accennano a diminuire .. quando le stereotipie diventano eccessive, e – a torto o ragione – gli chiediamo di smettere, lui ci risponde che è un impulso troppo forte e
bloccarle è sfiancante. Secondo suo padre spesso lo fa per darci fastidio e dipende da lui se farle o meno. Secondo me è più complesso. Abbiamo davvero bisogno del tuo aiuto, gli psicologi, psichiatri danno mille versioni diverse e non voglio più sottoporlo a questo stress di valutazioni. Grazie se potrai rispondermi. Un caro saluto Giulia
Ciao. Oltre ad essere autistica, sono anche mamma di 3 figli autistici e a nove anni il primo dei tre (primo anche ad aver ricevuto la diagnosi), era pieno di stereotipie. Quando gli chiedevano perché agitasse le braccia di continuo, rispondeva che quando era stanco lo faceva per ricaricarsi, se era pieno di energie invece, doveva buttarle fuori in qualche modo perché non riusciva a contenerle. Le stereotipie (anche se preferisco chiamarlo stimming), hanno una funzione. Quando si è stressati, o si vivono dei momenti difficili, aumentano di solito. Non viveva bene a scuola, si sentiva tanto diverso e non sapeva il perché. Man mano che gli ambienti in cui viveva si sono adeguati al suo modo di essere, lo stimming si è attenuato, anche per il fatto che non rappresentava più qualcosa che lo rendeva diverso. Lo stimming è importante anche per l’apprendimento in molti casi. Stare ferma mi rende più facile distrarmi, “stimmare” mi rende concentrata, da un ritmo ai miei pensieri e mi distrae nelle situazioni limite in cui potrei crollare. A 9 anni è piccolo, per lui è solo normale fare così, non sa perché quindi magari non riesce a spiegarlo bene. La cosa importante è che voi capiate il perché avvengono, la funzione che hanno, che non sono fatte per dare fastidio. Spero di esserti stata utile