Living in a Box
Vivo in una scatola, da sempre. Tutto è molto compresso qui dentro. Per rendermi simile a un parallelepipedo, devo costringere la mia forma sferica ad una serie di posizioni innaturali. Ho l’anima tutta incriccata.
Certe volte mi sembra di esplodere, pezzi di me anelano la luce e di stiracchiarsi un po’. E ci ho anche provato, ma mi ricacciano dentro.
– Permesso c’è nessuno? Posso uscire?
– Non ci pensare proprio!
E di nuovo dentro, ogni tanto sbircio e vado avanti.
Ci saranno altri come me chiusi dentro una scatola? Me lo chiedo spesso. Non ne ho incontrati mai fino ad ora, o non ci ho fatto caso. Non si vede molto bene fuori mentre stai dentro una scatola. Pure se ci ho messo tante lucine colorate all’interno, vedo bene dentro, mica fuori.
Fuori, è un posto misterioso e spaventoso. Tutto è inspiegabile e molto strano. Anche se questo, detto da chi per sua stessa ammissione si ritrova dentro una scatola, non suona molto coerente. Ma bisogna vedere da che punto di vista si guardano le situazioni. La stranezza è molto soggettiva. Per me è strano fuori. Molto. Qui dentro invece, può essere molto bello a volte. Se solo qualcuno potesse vederlo. È pieno di sogni di un mondo senza scatole e senza posti di fuori molto strani.
Sto così in pressione qui dentro, che mi domando:
– se mai un giorno riuscissi ad evadere, potrei più rientrare?
Ci sono cresciuta qui dentro, è il mio mondo.
Pareti di cartone, pavimenti di cartone, cielo di cartone. Tutto può essere molto scuro o molto colorato. Questo dipende a che punto sta la mia voglia di uscire. Certe volte non mi passa proprio per la mente, è più bello qui. Ogni cosa è come piace a me, è più facile. E allora chiudo tutto e accendo le mie luci colorate.
Ci sono delle volte invece, in cui diventa tutto davvero troppo stretto e vorrei dirlo a qualcuno della grande immensità che ci sta rinchiusa.
Ma vedono tutti solo una scatola, non mi fido di far vedere a qualcuno l’essenza sferica. Troppo pericoloso, potrei farmi male.
Quindi l’idea mi passa subito e riprendo ad arredare la scatola. Ma sento di stare sempre peggio, cresco e cresco, non mi contiene più.
Magari un ampliamento, di quelli abusivi che poi tanto esce sempre un condono. Ci sto pensando seriamente. Tanto per stiracchiarmi.
Quindi impalcature di sostegno e tiriamo su pareti nuove. Veloci però che nessuno sbirci dentro. Alziamo pure un poco il tetto che sbatto la testa tutte le volte. Mi allargo un poco… ecco una posizione un po’ più comoda.
Ma passa poco e diventa stretta di nuovo, urge un nuovo ampliamento.
– Ma non hai manco sanato quello precedente!
Pazienza, mi fa troppo male la schiena. Allarghiamo. Riprendi le impalcature e fai spazio, fai pure un poco di ordine, butta fuori la polvere.
La nuova struttura è pronta. Sembra molto bella e da fuori ogni tanto qualcuno si dimostra interessato, ma tu stai sempre dentro la scatola, mi raccomando.
Bello, proprio un bel lavoro, una bella soddisfazione. È tutto squadrato e pieno di spigoli belli appuntiti sui quali sbattere la testa prendendo la rincorsa, in alcuni momenti è tanto utile. Poi è cartone, i danni sono contenuti.
Nessuna sfera è stata maltrattata durante i lavori di ampliamento!
Ma presto mi sta di nuovo tutto stretto.
– Devo mangiare meno forse, non è possibile. Mi devo mettere a dieta, basta! Sto ancora pagando le rate dei due condoni precedenti, un terzo non me lo posso permettere!
Ma mi scoppia tutto mi devo stirare.
Cazzo! Si è strappata la scatola. Tutto quel lavoro buttato al vento e mi rimangono pure le rate del condono ancora da pagare. Cadono le pareti, per fortuna sono di cartone. Si accartocciano gli spigoli e mi ritrovo con tutta la sfera di fuori.
E che faccio adesso?
Sento gli occhi puntati addosso, mi sento a disagio, ma vanno di corsa e molti non mi notano.
– Quanta luce! Mi è mancata per tutto questo tempo.
E adesso chi sono io?
Sfera, sei una sfera, fattene una ragione e non c’è scatola che possa più contenerti. Alzati e rotola!
“Am I living in a box .
Sto vivendo in una scatola di cartone…”
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