Consapevolezza e Accettazione
Quando per una vita ti dicono che sei “troppo” cominci a considerare i tuoi sentimenti inappropriati, se non sbagliati.
Impari ad ignorarli perché spesso considerati dai più, esagerati.
A poco a poco, finisce che hai difficoltà a riconoscerli oltre che a ritenerli validi o meritevoli di rispetto. Cominci a non darci più peso, in fondo sono solo esagerazioni tue e allora non li guardi nemmeno più, non esistono, perché ormai è assodato che stai reagendo in modo eccessivo, che sei troppo sensibile.
La consapevolezza che è arrivata dopo la diagnosi, mi ha permesso di vederli finalmente questi sentimenti, ma ancora non era abbastanza.
Li vedevo ma non erano ancora importanti, erano ancora esagerati e in fondo tutto quello che gli ruotava attorno, era qualcosa di poco importante. Continuavo a sminuire stati d’animo ed esperienze.

[descrizione immagine: città popolata da grigi palazzi e mostri che dicono tutto e il contrario di tutto. “guardami quando ti parlo” “non mi fissare” “parla” “non parlare”…]
Il 2 aprile è il giorno della Consapevolezza dell’Autismo dal 2007. In questo giorno, si ricorda l’autismo attingendo dal punto di vista di tutti, tranne da quello di chi l’autismo lo vive. Si prova a diffondere informazioni lette su qualche opuscolo o manuale, si parla della sensorialità accentuata di molti autistici, di quanto siano “speciali”, ma per cosa poi nessuno lo dice mai.
Certe cose si cominciano a sapere, si inizia molto timidamente ad esserne consapevoli, ma di fatto il rispetto per queste differenze, non c’è.
Perché se ci fosse rispetto, in una giornata dedicata agli autistici, non continuerebbero a moltiplicarsi manifestazioni di piazza piene di gente, rumore, luci, confusione. L’inferno in terra in pratica.

[descrizione immagine: manifestazione 2 aprile]
Se lo fai notare, ti rispondono che loro stanno lottando da anni per portare l’attenzione sull’autismo, per sensibilizzare. Ma sensibilizzare dovrebbe essere solo il primo passo verso l’accettazione e la comprensione. Perché altrimenti a cosa ci serve tutto questo sbattimento organizzativo e tripudio di palloncini, se non c’è un reale rispetto delle caratteristiche degli autistici?
Si limita tutto a puntare i riflettori su quanto siano speciali si, ma manchevoli e deficitari. Si lotta contro l’autismo, non capendo che lottare contro l’autismo non ha senso, perché finisci per far del male agli autistici.

[descrizione immagine: pinguino chiede “che fai?”
Bradipo vestito da pugile e con occhio nero, risponde “combatto il mio autismo”]
Fai come me in pratica, che si avevo imparato a vedere i miei sentimenti e caratteristiche, ma non a dar loro una validità e rispetto.
Il passo dalla consapevolezza all’accettazione non è facile. Non lo è stato per me in prima persona che l’autismo lo vivo da sempre. Continua ad esserlo difficile.
Lo facciamo allora questo salto dalla consapevolezza all’accettazione?
Perché la consapevolezza senza accettazione, concorre alla diffusione e al perdurare di stereotipi e stigma. Influisce sul modo in cui pensiamo a noi stessi, influisce sulla qualità della vita.
Vogliamo continuare a vedere deficit o cominciare a validare e rispettare la differenza? Vogliamo normalizzare o accogliere?
E ripeto che questo è un processo che si fa prima di tutto dentro di se. Arriva un momento, in cui smetti di colpevolizzarti perché non riesci ad essere come gli altri, e cominci a capire che le tue differenze sono la tua ricchezza. Che di altri in giro ce ne sono già fin troppi e di te ci sei solo tu. Quindi vale la pena capire e scoprire chi è e cosa può offrire al mondo questo tu tanto compresso e bistrattato.
Riconosci il rispetto che devi a te stesso, accetti le tue caratteristiche e dai loro valore ed il permesso di esistere.
Eh no, non è la stessa cosa conoscerle e dare loro il permesso di esistere. Io oggi mi do il permesso di esistere!
Basta essere considerati qualcosa di cui si parla e che non ha il diritto di avere voce in capitolo. Basta essere qualcosa contro cui si lotta, qualcosa che fa soffrire, che delude perché non si adatta al proprio prototipo di figli*/amic*/fratello/sorella… perfetto. Basta essere esserini da laboratorio da osservare e di cui parlare in maniera astratta. Basta essere un modo di funzionare come fossimo macchine rotte da aggiustare.
Informatevi in maniera diversa sull’autismo, cercate alla fonte, chiedete o leggete le testimonianze di chi lo vive direttamente.
Oggi in mezzo a tutto questo silenzio, speriamo possiate sentire la nostra voce.
Ho pensato a quale potesse essere il mio personale contributo a questa giornata (oltre alla collaborazione alla realizzazione della serie di video “L’autismo risponde”), ho pensato di realizzare alcune infografiche che posterò sui miei canali social e qui sul blog (dove potrete scaricarle in formato stampabile). La prima parla degli stereotipi dell’autismo, ne parla alla maniera del Bradipo.
L’infografica qui sotto la trovate anche sui miei canali social (facebook e Instagram), da cui potrete condividerla per farla girare. Spero possa aiutare ad informare in un modo diverso dal solito.

[descrizione infografica: Autismo gli stereotipi. Ci sono sei vignette in cui sono elencati alcuni degli stereotipi più comuni sull’autismo. “Non sembri autistico, sembri normale” (Il sembrare “normale”, è frutto dello sforzo di portare una maschera, per apparire un po’ meno “sbagliati” agli occhi altrui. Questa cosa può logorare parecchio. E quando la maschera viene meno, si affrettano tutti a farti notare quanto sei stran*), “gli autistici non hanno empatia” (Possiamo avere un modo diverso di relazionarci. Questo può fare apparire freddi o distanti. Questo stereotipo è disumanizzante. Spesso ne abbiamo pure troppa di empatia in realtà.
Il mondo può essere troppo intenso, e molto poco empatico.) “Quale è la tua speciale abilità” (Ebbene si, non abbiamo super poteri. Non siamo tutti geniali,
matematici o nerd del computer. Non abbiamo tutti memorie prodigiose. Siamo persone. E visto che non esistono al mondo due persone uguali, lo stesso vale
per gli autistici), “gli autistici sono tutti asociali” (Gli autistici possono essere introversi o estroversi. Avere voglia di socializzare, non averne o avere un modo diverso di intendere la socialità. Diverso, non vuol dire sbagliato), “se ci provi, poi ti abitui” (I problemi sensoriali, non sono un vezzo. Non ci si abitua col tempo o desensibilizzandosi. Stare in ambienti troppo intensi porta a sovraccarichi, attacchi di panico, mal di testa… e rende la vita molto difficile.), per finire col sempre verde “siamo tutti un po’ autistici” (L’autismo è uno spettro. Potresti avere dei tratti. Essere ansioso, portato per le routine… Ma essere autistici è un’altra cosa. Impatta su tanti aspetti della vita, non solo su alcuni.) ]
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