Jac den Houting: Perché tutto quello che conosci sull’autismo, è sbagliato.
In questi giorni ho letto tante persone appellarsi a due parole: “evidence based” (basato su evidenza scientifica). Ed è sacrosanto che prima di affermare con certezza qualcosa, la si studi e che le ipotesi formulate, vengano validate scientificamente. Però può capitare nel tempo, che le evidenze vengano soppiantate da altre evidenze. Anche i problemi sensoriali non erano “evidence based”, delle stereotipie (stimming), non si conosceva la funzione autoregolativa. Questo non vuol dire che non fossero altrettanto reali. Si commissionano studi su studi per provare a comprendere certi meccanismi osservandoli da fuori, gli autistici li raccontano ormai da anni, io mi chiedo cosa ci sia di più evidente dei racconti reiterati di più persone? Racconti molto spesso simili. I miei sono simili a quelli di persone molto differenti da me, con alcuni nemmeno ci stiamo simpatici, eppure diciamo le stesse cose. Qualcuno spesso contesta agli autistici di “non poter parlare anche per gli altri”. Ok, personalmente io parlo di me e se quello che dico serve a spiegare anche cosa capita agli altri (che magari non possono esprimerlo a parole), penso sia un bene, credo. Diciamo forse ad altri attivisti con disabilità, che non possono parlare per tutti gli altri, quando discutono di abilismo o descrivono i problemi che affrontano ogni giorno? Eppure sono persone tutte così diverse e lo sono altrettanto le loro caratteristiche. Non riuscivo a capire. Poi ieri ho visto questo video pubblicato da diversi miei contatti e forse qualcosina ho cominciato ad afferrare.
Quello che sappiamo sull’autismo, si basa su un racconto puramente medico. Secondo il quale la persona autistica, è semplicemente un neurotipico difettoso al quale, bisogna insegnare come essere normale. Quindi se dopo anni in cui tutti abbiamo creduto questo (si abbiamo perché anche io l’ho creduto), si fa avanti un nuovo modo di vedere le cose, un pochino destabilizza tutti. Per primi forse coloro i quali pensavano di aver capito qualcosa in più ed aver agito per il meglio. Parliamoci chiaro, all’inizio pure io ho fatto la cavolata di stoppare mio figlio quando sfarfallava. Poi un giorno mi sono fermata a chiedergli il perché. E lui me lo ha spiegato: “mamma mi carica quando mi sento giù o triste e mi scarica quando mi sento pieno di energie o molto contento”. Dopo la diagnosi sono andata a guardarmi i video della mia infanzia, cavolo mi muovevo esattamente come mio figlio! Mi sono ricordata di tutte le volte in cui mi avevano fermata o guardata male… sono scoppiata a piangere per ore. Tutti possono commettere degli errori se non hanno gli elementi per comprendere. Per tutta la vita ho pensato di essere rotta e invece in questi sei anni, giorno dopo giorno ho capito che ero solo differente. E che essere differente, non implicava il fatto di essere sbagliata. Vi rendete conto come una scoperta simile, possa generare uno sconquasso interiore non indifferente. Quindi adesso capisco, il perché di tutte queste reazioni. Ma dire “forse abbiamo sbagliato”, non è la fine del mondo. Noi adulti autistici lo abbiamo detto per anni “ho sbagliato, sono sbagliato” e nonostante ogni giorno ci si faccia notare le nostre rigidità più o meno grandi, siamo stati flessibili per adattarci ad un mondo così diverso da noi e inospitale. Cosa è la disabilità? Una caratteristica della persona o un problema di quella persona con il mondo? Approcciarsi ad un nuovo modo di vedere le cose, non vuol dire lasciar crescere le persone allo stato bradipo… ehm pardon brado. Ma le cose possono essere insegnate, rispettando le caratteristiche di ognuno, tenendo presente che snaturarsi, a lungo andare presenta un conto salato, che si manifesta con tutta una serie di reazioni viste da fuori come inspiegabili, violente, da sedare… Mi rendo conto che tutto il mio discorso potrà apparire semplicistico sotto molti aspetti Per fortuna però, ci sono molte persone che possono accogliere le mie affermazioni e quelle di tanti altri autistici e validarle scientificamente. E sta già succedendo, si stanno moltiplicando gli studi che rendono tutto questo “evidence based”
Bene lei è Jac den Houting, psicologa, fa ricerca nel campo dell’autismo ed è autistica, tutto quello che ho detto sopra, lo spiega molto meglio:
Oltre il 40% dei finanziamenti è andato alla ricerca genetica e biologica, cercando di scoprire perché le persone autistiche sono come sono e se c’è un modo per prevenirlo.
Un altro 20% dei finanziamenti è stato destinato alla ricerca di trattamenti per l’autismo, la maggior parte dei quali sta cercando di trovare nuovi modi per rendere le persone autistiche un po ‘meno strane.
Solo il 7% del finanziamento è andato a ricercare servizi investigativi per aiutare le persone autistiche.
Ti è piaciuto il post? Vuoi rimanere sempre aggiornato? Iscriviti alla Newsletter o lascia un like alla mia pagina Facebook. Siamo anche su YouTube, Instagram e Twitter
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.OkPrivacy policy
1 Commento
Articolo interessantissimo! Lo pubblicherò, un po’ alla volta, su fb. Grazie!