Il costo delle maschere
Manuale di Sopravvivenza per Bradipi in Antartide

Il costo delle maschere

Pensa ad una cosa di te. Una cosa così importante tanto da definirti. Il posto in cui sei natə, il tuo sistema di valori, il tuo modo di essere e interagire con il mondo. Adesso immagina che questa cosa sia sempre (o quasi) oggetto di fraintendimento, che non venga mai accolta e compresa dagli altri e che di conseguenza, tu ritenga sia meglio occultarla in alcuni frangenti cruciali della tua vita o sempre.

Come sarebbe?

Non piacevole sicuramente. Questo avviene agli autistici che molti amano definire: “lievi”, quando mettono in atto il cosiddetto “Masking”, ovvero mascheramento di alcuni tratti o caratteristiche del loro modo di essere.

Come esseri umani, abbiamo un bisogno estremo di appartenenza e di essere accettati. Se una parte importante di ciò che sei, è oggetto di rifiuto, derisione, esclusione, discriminazione, bullismo, se vieni invalidatə da amici e familiari, isolato, sfruttato, abusato… questo ha delle conseguenze. Puoi ritirarti completamente nel tuo guscio ed evitare tutte quelle situazioni e contesti difficili (ma questo provoca isolamento). Oppure se per tuo volere o perché vi sei costretto (come nel caso del lavoro o della scuola), provi ad adattarti. E lo fai occultando.

[Descrizione immagine: Infografica sul perché si ricorre al masking. C’è un cerchio con all’interno il bradipo con una maschera bianca sorridente. Dietro, uno sfondo giallo e un sipario rosso aperto. Tre icone circolari segnano i tre motivi per i quali si ricorre al masking: Sentirsi al sicuro, evitare maltrattamenti, bullismo, mobbing; Per evitare lo stigma, fare amicizia, sentirsi accettati, per bisogno di appartenenza; Per conservare il lavoro.]

Può essere involontario, lo fai quasi senza quasi pensare e col tempo diventa un automatismo. Semplicemente realizzi che qualcosa di te non è ben accetto negli ambienti che frequenti e allora lo nascondi, per sopravvivere. Il che può forse sembrare estremo, ma quando non lo fai, tendono a succedere cose dolorose.

Non è semplicemente non essere sé stessi. Cosa che ognuno può sperimentare non esponendosi sempre con tutti ad esempio. O occultando le proprie caratteristiche peculiari, per risultare più seri o distinti in alcuni ambienti come quelli lavorativi.

Nessuno vuole apparire strano, soprattutto in certi contesti.

Ma un conto è farlo solo in qualche occasione, un altro è metterlo in pratica sempre. Quando ogni tuo comportamento, stile espressivo o relazionale, viene frainteso, ridicolizzato, stigmatizzato, alla lunga ciò rende la percezione che hai di te stessə come di qualcosa di sbagliato. Inizi a metterti sempre in dubbio, ad analizzare ogni tuo pensiero e comportamento. A chiuderti nei confronti di un mondo in cui sembra che le stranezze siano solo le tue.

Ti scervelli per provare a capire il funzionamento delle regole sociali, prendi spunto da media e interazioni, provi ad apparire calmə e rilassatə quando non lo sei affatto, a regolare il tono della voce… Tutte cose che le persone a sviluppo tipico fanno in automatico perché innate.

È come dover pensare ad ogni respiro o ad ogni singolo battito del cuore: È estenuante.

Può essere considerato masking:

  • forzare o fingere il contatto oculare;
  • fingere i sorrisi o imitare le espressioni facciali altrui (a fine giornata mi fa letteralmente male la faccia);
  • imitarne la gestualità;
  • nascondere o ridimensionare l’importanza dei propri interessi e passioni;
  • sviluppare un repertorio di risposte che hai provato da solə (magari di notte), immaginando situazioni ipotetiche;
  • nascondere o ignorare un disagio sensoriale;
  • camuffare disorientamento o eventuale sovraccarico (sociale, sensoriale, emotivo…);
  • nascondere o ridimensionare lo stimming;
  • altro… Magari ditemelo nei commenti.
[Descrizione immagine: infografica sui vari tipi di masking. C’è lo stesso bradipo con la maschera, davanti al sipario. È masking: Forzare o fingere il contatto oculare; Fingere sorrisi o imitare le espressioni facciali altrui; Imitarne la gestualità; Nascondere interessi assorbenti; sviluppare un repertorio di risposte preimpostate; nascondere o ignorare un disagio; camuffare sovraccarico.]

Se ci riesci, vieni percepitə come “normale”, ma basta che stiano con te per un po’ perché le maschere si infrangano tutte in mille pezzi. Il tempo e le energie investite nell’apprendere e mettere in atto strategie di camuffamento, è sottratto ad altre attività e alla lunga lo sforzo, può portare a:

  • sovraccarico (sociale, sensoriale, emotivo, cognitivo);
  • frequenti meltdown o shutdown;
  • forte stress e ansia. Secondo questo studio chi adotta abitualmente strategie di masking, ha più probabilità di sperimentare stress e ansia, rispetto a chi lo fa meno;
  • depressione. Questo studio dimostra quanto il non sentirsi accettati dalle persone per chi si è realmente, predisponga a sviluppare sintomi depressivi;
  • esaurimento a causa dello sforzo costante. In questo studio, un gruppo di donne testimonia quanto il camuffamento possa essere estenuante;
  • diagnosi tardiva. Alcuni possono essere così efficaci nel masking, che la diagnosi arriva molto tardi. Spesso quando lo sforzo ha già causato conseguenze sulla salute mentale, anche per via della scarsa consapevolezza personale e altrui;
  • perdita di identità. Si finisce col non sapere più chi sei. Si può avere la sensazione di tradire sé stessi o di ingannare il prossimo;
  • Rischio di burnout autistico. Se vuoi sapere cosa è un burnout autistico leggi qui;
  • ricadute sull’autostima. Nel tempo cominci a dubitare di poter essere bravə a fare qualsiasi cosa, di essere degnə di affetto;
  • pensieri e comportamenti suicidari. Questo studio indaga proprio questo rischio, che è estremamente elevato tra gli autistici cosiddetti “ad alto funzionamento“. (Se stai sperimentando questo tipo di pensieri, contatta dei professionisti per favore. Parla con altre persone autistiche, non sei solə.)

FONTE

[Descrizione immagine: infografica sugli effetti del masking. Ci sono 10 esagoni gialli e grigi con elencati tutti i possibili effetti del masking: Sovraccarico, frequesti meltdown/shutdown; ansie e stress, depressione, esaurimento, diagnosi tardive, poca autostima, burnout, perdita di identità, rischio suicidario]

È frequente nei racconti degli autistici, la metafora dell’alieno bloccato sul pianeta sbagliato. Negli anni ce l’ho sempre avuta ben presente questa sensazione, assieme a quella di essere tutti su un palcoscenico, intenti a recitare. Solo che gli altri avevano il copione, sapevano cosa dire e quali gesti fare, io invece no. Ero lì, completamente allo sbaraglio, ignara di quello che mi succedeva attorno. Speravo che prima o poi qualcuno ammettesse di stare recitando, mi chiedevo perché facessero finta di nulla e come questo potesse lasciarli indifferenti.

Perché non ne erano distrutti, come distruggeva me?

Cercavo il “vero” dietro al “falso”, le possibili insicurezze celate dietro alle false sicurezze. La prova inequivocabile che stessero tutti recitando. Pirandello con le sue maschere, divenne un’ossessione e lavoravo duramente alla mia sceneggiatura, perché si adattasse ad ogni situazione. Ma per quanto ci provassi c’era sempre un’incognita imprevedibile, a scompaginare tutti i miei sforzi. Ho cercato per anni una comunicazione, una connessione vera trovandone ben poche in 45 anni di vita.

Infine, ho preferito eclissarmi dal teatro.

Troppo difficile e faticoso. Non stavo bene con me stessa, ero piena di disturbi fisici, ansia, attacchi di panico, depersonalizzazione, depressione, ansia sociale, non avevo alcuna autostima. L’impressione, era quella di sbagliare di continuo, sporcando irrimediabilmente quella tela che assegnano a tutti alla nascita e che gli altri riuscivano a conservare intonsa o quasi, mentre io insozzavo ogni cosa facessi. Mi sono chiusa per tanto tempo in un mondo in cui tutto era più semplice. In un mondo di fantasia (ma di questo ne parlerò un’altra volta. Prima o poi).

Il mondo, quello vero, era troppo imprevedibile. Le situazioni che vivi sono prive di senso il più delle volte. Vieni fraintesə di continuo per quello che dici, per come lo dici, per quello che fai. La gente si fa un’idea sbagliata di te, circa le tue intenzioni, la tua emotività, intelligenza, educazione… e alla fine quell’idea diventa pure la tua.

In fondo sono in tanti, avranno ragione loro. La colpa è mia.

[Descrizione immagine: bradipo con una maschera bianca che simula un sorriso. Dietro ci sta uno sfondo circolare giallo e un sipario aperto. Sotto c’è scritto: “…sembri normale”]

Loro sono tutti e tu, sei solo te. Ma chi sei te? Ho sempre distinto tra me e me stessa, perché c’erano di fatto due persone che non percepivo benissimo consapevolmente, ma che di fatto c’erano. Quale delle due sei tu, non lo sai più. Ci si può fissare sui motivi di questi continui fallimenti sociali, non identificandoli mai se non hai alcuna consapevolezza del tuo autismo. Non c’era risposta a tutti quei perché, tranne che una: sono sbagliata. Ti senti senza speranza e alla fine pure senza energie.

In un mondo ideale nessuno sentirebbe il bisogno di mascherare alcunché.

Ma non è un mondo ideale purtroppo. Bisogna lavorare assiduamente, perché la neurodivergenza e la diversità in genere venga accettata e le persone trattate con rispetto. Oltre alla conoscenza, l’ascolto dei diretti interessati, è fondamentale per avere una società più accogliente e rispettosa delle differenze di tutti.

Di seguito un elenco di link per approfondire:

https://link.springer.com/article/10.1007/s10803-017-3166-5

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4786616/

https://www.independent.co.uk/life-style/health-and-families/autism-acceptance-affect-mental-health-society-a8043461.html

https://www.healthline.com/health-news/rate-of-suicide-3-times-higher-for-autistic-people

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Scritto da Tiziana - Maggio 6, 2021 - 3724 Views

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