In & Aut festival: un’occasione mancata
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In & Aut festival: un’occasione mancata

In tanti mi avete inviato resoconti circa l’accessibilità dei luoghi, che purtroppo si sono rivelati poco inclusivi.

Per quanto riguarda i contenuti, mi è stato possibile visionare alcuni degli interventi e devo dire che è stato arduo: innanzitutto per la questione linguaggio e la questione del linguaggio è stata parecchio fraintesa dagli organizzatori.

È molto importante che esistano eventi sull’autismo che abbiano una grande rilevanza mediatica e abbiano la potenza e capacità unire più persone e punti di vista per discutere dei problemi da angolazioni differenti. Il problema è che per farlo, vanno coinvolti tutti gli attori in gioco non soltanto alcuni e soprattutto non si dovrebbe dire di averlo fatto, quando invece non è così.

Esistono autistici competenti in numerosi campi, nel campo dell’inclusione, del lavoro, del linguaggio, degli studi sociali, dell’economia, del cinema, della comunicazione e via dicendo. Quanto sarebbe stato più ricco e completo il racconto se la loro presenza fosse stata prevista?

E non è affatto vero che le parole sono dettagli, che l’importante è fare le cose. Non è così, perché se le cose le racconti in un modo o in un altro cambia immensamente il modo in cui la gente le recepisce e come le accoglie. Nel caso di attività economiche, vale ancora di più, altrimenti non avremmo copywriter e pubblicitari. Le parole possono alimentare stereotipi dannosi (molti dei quali sorpassati per fortuna altri ci sono ancora e si cerca di combatterli, ma in questi giorni ne sono usciti tantissimi dell’uno e dell’altro tipo), possono offendere la sensibilità dei diretti interessati non è politicamente corretto, è la vita delle persone. Perché le parole rimangono nella testa della gente e l’autismo diventerà quella cosa li con enorme danno per tutti. Le parole che sono state usate in quest’occasione verranno riprese dai media perché le ha dette l’esperto e il lavoro di anni sul linguaggio diventa vano.

La narrazione di questi giorni è sconfortante, lo ribadisco e lo sarà fino a quando verranno usati i soliti modi per parlare di autismo, o stereotipi e fino a quando se ne parlerà solo in termini medici o si inviterà a parlare di linguaggio chi non ne ha le competenze (che ha tantissime e importanti competenze in tutt’altro, ma non nel linguaggio).

Sono anni che si parla di autismo sempre allo stesso modo e anni che i problemi di tutti sono sempre lì immutati. Avere la fortuna di un evento in cui sono state impegnate risorse economiche che in tantissimi associazioni e famiglie si sognano, e vedere che le cose vanno così, è un’occasione mancata. Quante cose si sarebbero potute fare o dire con quella potenza di fuoco. Quante cose sbagliate sono passate invece con questa stessa potenza di fuoco?

Vorrei invitare a riflettere su questo tutti quanti, organizzatori compresi. Concludo con questo video e non ne farò per un pezzo, perché sono molto provata da questi giorni. Ma alcune cose sentivo di volerle e doverle dire. Non per criticare o fare polemiche ma perché era giusto.

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Scritto da Tiziana - Maggio 16, 2022 - 1048 Views

2 Commenti

  • Mariagrazia Di Ciommo Maggio 17, 2022 a 5:49 am

    Purtroppo, per me che al festival non ho partecipato, è difficile capire nel dettaglio quali siano state le pecche che vengono evidenziate, poiché il resoconto resta troppo generico e non vengono fatti esempi specifici. Avrei gradito una critica più puntuale non così vaga. Ho in classe un bimbo nello spettro e sono mesi che sto cercando di capire ma non è facile perché se da una parte vorrei rispettare i suoi bisogni e tempi, compreso ciò che a me sembra strano e molto distante dal fare di un bimbo normotipo alla sua età, dall’altra vorrei prepararlo a un futuro di vita autonoma e libera.

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    • Tiziana Luglio 19, 2022 a 3:45 pm

      ciao. Mi sono mantenuta sul generico perché le mie critiche sui contenuti sono state prese per critiche sui creatori di quei contenuti. Per sommi capi mancavano spazi di decompressione, molti stand erano sotto il sole senza alcuna copertura e c’era musica dappertutto. Sensorialmente non era un luogo inclusivo

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