Non toccarmi che ti sento
Guardare negli occhi il mio interlocutore mi mette a disagio. Non so perché ma mi da ansia, soprattutto se la persona con cui sto parlando mi sta troppo vicina.
Anche se si tratta di mia mamma, non riesco a guardarla negli occhi e allora guardo in terra, per aria…
Guardo altrove
Questo è sempre visto come mancanza di attenzione, spesso di maleducazione, di freddezzza. Si pensa che chi non ti guarda negli occhi, abbia qualcosa da nascondere.
Non sono rare le volte in cui l’interlocutore si avvicina volendo catturare la mia attenzione, io allora distolgo ancora più lo sguardo, questi comincia a toccarmi per richiamarla, io indietreggio perché ancora più a disagio, lui/lei mi tamburella ancora sul braccio, io vado ancora più indietro… Si possono fare chilometri in questo modo.
Se vogliamo tenerci in forma però, possiamo andarci a fare una corsetta!
La mancanza o la scarsità di contatto oculare negli autistici, è spesso interpretata come mancanza di interesse, come freddezza emotiva, mancanza di reciprocità. Si pensa molto spesso che la persona non ti senta, o non abbia interesse a farlo, persa nel suo mondo impenetrabile.
Per quanto mi riguarda ascoltare e guardare negli occhi, è troppo faticoso da gestire. Non riesco e se mi forzo nel farlo, non capisco quello che mi viene detto. Posso provare a guardare le labbra o lo spazio in mezzo agli occhi, ma se state troppo vicini o mi toccate, vado nel pallone. Perché il contatto fisico improvviso e prolungato, è un’altra cosa che ho difficoltà a gestire. Questo da parte di chiunque, anche se si tratta dei miei figli.
E ciò non fa di me una madre degenere. Gli abbracci mi piacciono, ma dalle persone a me care, e se sono annunciati e non troppo prolungati. Al contrario, mi mettono in crisi.
Anche una carezza può bruciare sulla pelle, un abbraccio troppo lungo, può pesarmi come una tonnellata sulle ossa.
Ho sopportato in passato, e mi capita ancora di sopportare, ciò è molto faticoso e causa di stress. Contribuisce a riempire quel famoso vaso, che durante la giornata faccio di tutto per non far traboccare. Non è freddezza o mancanza di amore, è che mi fa proprio male ad un certo punto.
Le persone a me care, ormai lo sanno ed evitano gli agguati. Adesso che sono più grandi ed in grado di capire, ho spiegato anche ai bambini cosa mi succede e che non è colpa loro o mancanza di amore da parte mia. Mi sono a lungo sentita in colpa, una madre, una figlia, una moglie, una persona orribile e le persone attorno a me, si sentivano non amate.
È stato difficile e lo è stato per molto tempo.
Può essere arduo comprendere che un abbraccio dato a vostrə figliə o a qualcunə che vi è carə, possa essere causa di stress e di dolore addirittura. Può generare incomprensioni, equivoci, ci si può sentire rifiutati, non compresi. Mettere distanza, alimentare la percezione di una persona irraggiungibile, chiusa in una bolla.
Ma è altrettanto doloroso per l’altra persona, che vi ama alla follia. Spesso non si ha consapevolezza di ciò che avviene e del perché, o comunque si fatica a spiegarlo, a gestirlo, a farlo comprendere. Ci si sente indegni di amore, degli ingrati, lontani da tutti.
Capire e spiegare quello che sentivo, mi ha aiutato ad accorciare queste immense distanze. Io spero che spiegando qui a tutti voi, se ne possano accorciare tante altre di distanze.
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